Stagione 1967-1968, su Archivio storico del Piacenza Calcio. In quella stagione i biancocelesti ebbero anche la soddisfazione di battere il Vicenza, vero dominatore del campionato e vincitore delle finali nazionali. Nel 1972-1973 non va a buon fine un campionato dove trovano molto spazio i giovani. Con l’adozione del Lodo Barassi venne riformata la Serie C e istituita la IV Serie, già all’inizio della stagione 1951-52 il San Donà sapeva di non essere in grado di mantenere la Serie C. Si diede dunque spazio ai giovani mentre in panchina debuttò Guerrino Striuli che, dopo essere diventato un giocatore simbolo della Triestina smessi i guanti da portiere iniziò la carriera da allenatore. A guidare dalla panchina i biancocelesti fu Francesco Canella che dopo aver iniziato la sua carriera da calciatore con il San Donà, iniziò con i biancocelesti anche quella da allenatore. Lo Spezia si presenta ai nastri di partenza della Prima Divisione 2010-2011 ancora con D’Adderio sulla panchina. Nel dopoguerra la ripartenza è ancora in Serie C. Le prime annate non sono propriamente del livello di quelle vissute in precedenza, i gironi sono formati a base regionale. Una nuova svolta nella storia della società avvenne sul finire del 1991, quando Luciano Gaucci, imprenditore romano già vicepresidente della Roma, rilevò un Perugia che si barcamenava in Serie C1 ed era sull’orlo del fallimento.
La società però si ricostituisce nel 1936 partecipando al campionato Propaganda. Tale modello sarà il capostipite di tutta una serie di vetture Opel di gran lusso che popoleranno il listino della Casa tedesca nel corso del decennio seguente. Più difficile è stata la stagione seguente. L’anno seguente in Eccellenza i biancocelesti ancor più rafforzati sfiorarono la promozione in Serie D. Dopo aver perso il campionato nelle ultime giornate, juventus nuova maglietta vennero sconfitti nello spareggio per l’accesso ai play-off. Tra le file biancocelesti si mette in luce Giovanni Perissinotto che successivamente giocherà in Serie A con Udinese e Roma. In quegli anni vi è anche il ritorno in maglia biancoceleste di Giovanni Perissinotto nella doppia veste di allenatore e giocatore. Le stringenti difficoltà economiche del sodalizio biancoceleste si ripercossero anche nella stagione seguente, con la retrocessione dalla IV Serie e il ritorno ai campionati regionali. Nel frattempo conosce qualche difficoltà anche il Città di Jesolo tanto che nell’estate 2010 la storia prende un percorso a ritroso.
Lungo diviene il percorso sandonatese in serie D tanto che la militanza in questa categoria continuò ininterrotta fino al 1972-73 per poi proseguire anche successivamente. Dopo sette anni il Sandonà 1922 raggiunge quella categoria che i biancocelesti non avevano potuto disputare in precedenza per la cessione del titolo e qui ritrova anche il Città di Jesolo. La situazione finanziaria non lasciava troppe speranze tanto che la dirigenza optò per la cessione del titolo alla squadra del Lido di Jesolo. La squadra neroverde avrebbe sostenuto economicamente il San Donà ed in cambio ogni anno gli elementi migliori sarebbero approdati alla squadra veneziana. Il taglio regolare e le linee dinamiche agevolano infatti gli scatti e le falcate, permettendo di insidiare l’avversario nella sua area e difendere la propria metà campo con movimenti rapidi. Il primo simbolo, su una casacca aretusea fa il suo esordio nella metà degli anni venti (presumibilmente nel 1925). Rappresentato da un’intersezione di lettere, è riconducibile al nome della squadra dell’epoca (CSTG Circolo Sportivo Tommaso Gargallo). L’inizio degli anni ottanta regalarono al San Donà delle annate piuttosto buie che videro i biancocelesti sprofondare sino alla Prima Categoria, settima categoria nazionale. 1999 – Il sodalizio riparte dal campionato di Terza Categoria, riprendendo l’attività agonistica.
Era dagli anni cinquanta che il San Donà non si cimentava nella terza categoria nazionale ma ovviamente ciò mise di fronte la squadra biancoceleste ad un campionato di rilevante livello tecnico dove si ritrovò a mal partito una formazione sandonatese che ancora una volta puntava sui giovani. A questi possiamo aggiungere anche il concittadino Gianfranco Bedin che però mai giocò in maglia biancoceleste trasferendosi presto all’Inter con la quale vinse 3 Scudetti, 1 Coppa dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Grazie ad un gruppo di dirigenti tra i quali gli ex presidenti Orfeo Granzotto e Flaviano Mucelli si costituì una dirigenza forte che riuscì a mettere a disposizione del tecnico Mauro Tossani un gruppo di giocatori di buon livello, la maggior parte dei quali con un passato biancoceleste. Nel 1957 venne meno l’accordo con il Venezia ma questo coincise con la rinascita sportiva del San Donà grazie ai presidenti Egidio Teso e Luigi Ferrari. Dopo aver rischiato la retrocessione nella stagione 1990-1991, dove le retrocessioni furono ben sei, il San Donà fu parte di quell’Interregionale che lentamente si avviava a divenire prima il Campionato Nazionale Dilettanti e poi la Serie D. Nel 1992-1993 sotto la guida di Elvio Salvori nonostante un’ottima rosa i biancocelesti vennero inseriti in un girone complicato che li vide giocare anche in Toscana ma soprattutto li contrappose a quel Crevalcore che, dopo aver perso gli spareggi finali della stagione precedente, dominò anche questa stagione.