Il Campionato mondiale di calcio FIFA 1950 o Coppa del Mondo Jules Rimet 1950 (in portoghese: Copa do Mundo Jules Rimet 1950, in inglese: 1950 World Cup Jules Rimet), noto anche come Brasile 1950, è stato la quarta edizione della massima competizione per le rappresentative di calcio (squadre comunemente chiamate «nazionali») maschili maggiori delle federazioni sportive affiliate alla FIFA. All’inizio degli anni ’90 i bermuda furono accettati in Francia come un’opzione alla moda per le donne, sebbene dagli anni ’30 si fossero affermati sempre più come un’opzione per l’abbigliamento sportivo alla moda delle donne americane. A buona ragione si può sostenere che il Psg sia tra i club più cool in circolazione, grazie a una serie di collaborazioni (quella con Jordan in testa) che ha reso il club parigino il punto di riferimento per chi cerca un punto di incontro tra calcio e streetwear. Per tutti gli anni ottanta e novanta la Carrarese rimane stabilmente in Serie C1 (fatta eccezione solo per la retrocessione della stagione 1987-1988), cambia la società con l’arrivo degli imprenditori del settore lapideo Luciano Grassi e Gaspare Menotti; in panchina siedono allenatori che in seguito diventeranno famosi in blasonate squadre di Serie A come Marcello Lippi, Luigi Simoni e Silvio Baldini.
La Serie A, il massimo campionato italiano di calcio maschile, dal prossimo anno, utilizzerà un unico carattere tipografico per tutte le magliette di tutte le squadre. Diversi furono infatti i pittori che arricchirono l’edificio con i loro lavori: del murese Liborio Riccio sono i dipinti La cacciata dei mercanti dal Tempio e il Sacrificio di Abramo; del leccese Serafino Elmo sono le tele raffiguranti Davide danza durante il trasporto dell’arca, Eliodoro cacciato dal Tempio e le tele di Sant’Oronzo riguardanti la conversione e il martirio del Santo. Verrà utilizzato quindi per scrivere i nomi dei giocatori e il numero sulla maglia senza dare più libertà di scelta alle singole società. Per dare ancora più impatto all’iniziativa, il club della capitale spagnola (che tra i soprannomi ha quello di blancos, dovuto alla tradizionale maglia bianca) optò per un color corallo che diede alle casacche grande visibilità. Tra i primi a provare a dare una mano agli oceani ci fu il Bayern Monaco, che già nel 2016 abbracciò un progetto della Parley, un’associazione che si occupa della tutela e della salute dei mari.
Ben prima delle spese pazze della proprietà qatariota e dei campioni sotto la Tour Eiffel, il Psg era già un club con uno stile invidiabile, che ben si ritrova nella tradizionale maglia home: blu, con una banda rossa incorniciata da due sottili righe bianche. Da un allenatore di Oltremanica a un altro: Herbert Chapman, uno degli allenatori che più hanno rivoluzionato il gioco degli albori, è stato di fatto l’uomo che ha voluto che l’Arsenal vestisse nel modo che tutti conosciamo, con una maglia rossa e maniche bianche. In pochi sanno però che la maglia rossa della Samp (rispolverata quest’anno per il terzo kit, con la banda blucerchiata posizionata in verticale) è nata da un’idea di Roberto Mancini, attuale ct della Nazionale: tutto nacque alla vigilia di una sfida, nel 1990, contro gli gli svizzeri del Grasshoppers, che aveva colori molto simili a quelli della squadra genovese. Così, anche al Forest Green Rovers hanno pensato di giocare con maglie ecosostenibili, ma in questo caso non è la plastica riciclata il solo materiale utilizzato per produrre i kit.
Ma il club più green al mondo sta nella città di Nailsworth, in Inghilterra: è il Forest Green Rovers. Nel 2018, il Forest Green Rovers ha ottenuto dalla Uefa la certificazione di primo club del mondo carbon neutral. Altrettanto si può definire la sua maglia, con quell’accostamento del bianco e del rosso in diagonale: un design introdotto dalla principessa Grace in persona, che nel 1960, per celebrare la vittoria della Coppa di Francia, convinse il marito Ranieri III a cambiare l’estetica di una divisa fin troppo comune, con le sue strisce biancorosse. La bellezza della maglia sta anche in una visione d’insieme che testimonia uno studio grafico tutt’altro che banale: l’aquilotto si inserisce alla perfezione sul fronte maglia, con il disegno delle ali che prosegue sulle maniche, mentre i pantaloncini, rigorosamente celesti come la metà sottostante della maglia, restituiscono un impatto cromatico decisamente riuscito. L’abbiamo rivista sulle spalle dei giocatori giallorossi la scorsa stagione, in una riedizione molto simile alla versione originale, e anche quest’anno il rimando (nella maglia away, più precisamente in corrispondenza delle maniche) è evidente, nonostante il cambio di sponsor tecnico dalla scorsa stagione a quella attuale. A volere quel design così particolare fu Daniel Hechter, presidente a metà anni Settanta, poco dopo la fondazione del club: Hechter era uno stilista proprietario di un’azienda di abbigliamento, ma per quella maglia la sua ispirazione più vicina arrivò dal mondo del calcio, e in particolare dalla divisa dell’Ajax.
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